Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/230

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224 iii - rime

xcvii

[Gli occhi.]


     Se talor gli occhi miei madonna mira,
non loro, anzi vagheggia in lor se stessa,
e sí bella si par, ch’ella confessa
che ’l mio cor per gentil cosa sospira.
     Però sovente i suoi begli occhi gira
verso li miei, ov’è sí vera espressa,
che bella cosa o simigliante ad essa
fuor di lor né veder può né desira.
     Quando se stessa a sé sí bella rende,
va in compagnia dell’onorata faccia
bello stuol d’amorosi spirti ardenti.
     Giunta al mio cor, che in lei via piú s’accende,
la pigra speme e lunga pietá caccia:
cosí vede i miei spirti allor contenti.


xcviii

[Un dubbio d’Amore.]


     Quando a me il lume de’ begli occhi arriva,
fugge davanti alle amorose ciglia
de’ miei vari pensier la gran famiglia,
la pietá, la speranza semiviva.
     Parte della memoria fuggitiva
ciascuna impression che ’l ver simiglia,
e resta sol dolcezza e maraviglia,
ch’ogni altra cosa occide, ovunque è viva.
     Li spirti incontro a quel dolce splendore
da me fuggendo, lieti vanno, in cui
(e loro il sanno) Amor gli occide e strugge.
     Se la mia vista resta o se pur fugge,
che morta in me allor vive in altrui,
dubbio amoroso solva il gentil core.