Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/241

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iii - rime 235

or che non può, quando forse vorrebbe.
Di’ che non facci indarno omai piú pruove,
ma serbi l’arco e le saette altrove.90


ballata

[I pensieri d’Amore.]


     Parton leggieri e pronti
del petto i miei pensieri,
che l’alma trista agli amorosi monti
manda suoi messaggieri
a quel petto gentil, ov’è il mio core.5
     Nel cammino amoroso
ciascun di loro ad ogni passo truova
qualche pensier pietoso,
che par dal petto di mia donna muova
in conforto dell’alma ad ora ad ora.10
Fermonsi insieme, e, domandáti allora,
dicon tutti una cosa sempre nuova
della pietá che fuora
gli manda del bel petto,
dentro del quale il bel signor dimora,15
e si staria soletto
in esso il cor, ma v’è Pietá ed Amore.
     Delle caverne antiche
trae la fiamma del sol fervente e chiara
le picciole formiche:20
sagace alcuna e sollecita impara
e dice all’altre ov’ha il parco villano
ascoso, astuto, un monticel di grano:
ond’esce fuor la negra turba avara.
Tutte di mano in mano25
vanno e vengon dal monte,
porton la cara preda e in bocca e in mano: