Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/318

Da Wikisource.
312 vi - egloghe

     Eranvi rose candide e vermiglie:
alcuna a foglia a foglia al sol si spiega;170
stretta prima, poi par s’apra e scompiglie:
     altra piú giovanetta si dislega
a pena dalla boccia: eravi ancora
chi le sue chiuse foglie all’aer niega:
     altra, cadendo, a piè il terreno infiora.175
Cosí le vidi nascere e morire
e passar lor vaghezza in men d’un’ora.
     Quando languenti e pallide vidi ire
le foglie a terra, allor mi venne a mente
che vana cosa è il giovenil fiorire.180
     Ogni arbore ha i sua fior: e immantenente
poi le tenere fronde al sol si spiegano,
quando rinnovellar l’aere si sente.
     I picciol frutti ancor informi allegano;
che a poco a poco talor tanto ingrossano,185
che pel gran peso i forti rami piegano,
     né sanza gran periglio portar possano
il proprio peso; a pena regger sogliono
crescendo, ad or ad ora se l’addossano.
     Viene l’autunno, e maturi si cogliono190
i dolci pomi: e, passato il bel tempo,
di fior, di frutti e fronde alfin si spogliono.
     Cogli la rosa, o ninfa, or che è il bel tempo.