Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/60

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54 ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti

subitamente pigne in ogni passione del cuore gli spiriti vitali. I quali spiriti, per ubbidir a questo amore della natura, con prontitudine e velocitá corrono in soccorso suo. Di questo nasce che, se prima il cuore aveva bisogno di respirare e refriggerarsi, molto piú ne ha bisogno sopravenendo tanti spiriti, i quali di natura loro sono caldi. E però necessariamente bisogna tirare dentro al petto piú quantitá d’aria per ristorare l’ordinario offizio dell’alito, il quale era intermesso; e di qui nasce il sospiro e quinci si rinfresca il cuore, il quale, avendo giá dimenticato se stesso, per sé non si curava di morire, anzi bramava sí dolce e sí felice morte. Possiamo adunque dire il sospiro procedere da ogni passione di mente e da ogni fatica del corpo, purché la passione della mente sia efficace in modo che diverta o intermetta le operazioni naturali dell’ordinario alitare, che appresso i latini propriamente «refocillare» si chiama, o vogliamo dire «respirare». La fatica e agitazione del corpo, come in uno che corre o facci qualche forte esercizio, ancora genera sospiri, perché il caldo naturale si eccita ed accende; né potrebbe il corpo in quella fatica perseverare, se il cuore non si refriggerassi e spesso respirassi. Vorrei avere potuto meglio esprimere questo mio concetto, perché cosí si conveniva a tanto degno e gentile quesito. E nondimeno ho eletto piú tosto che al sonetto manchi ornamento e la vera espressione di questo senso, che in me manchi una pronta voluntá di satisfare a quello che vuole Amore.

     Poscia che il bene avventurato core,
vinto dalla grandezza de’ martíri,
mandando innanzi pria molti sospiri,
fuggí dall’angoscioso petto fore,
     stassi in quei duo begli occhi con Amore;
e perché loro, ove ch’Amor li giri,
fan gentile ogni cosa che la miri,
degnato hanno ancor lui a tanto onore.
     Il cor, dagli occhi a questo bene eletto,
fatto è per lor virtú tanto gentile,
che piú cosa mortal non brama o prezza.
     E benché abbin cacciato fuor del petto
quegli occhi ogni pensier vulgare e vile,
né torna a me, né brama altra dolcezza.