Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/313

Da Wikisource.

v - canzoni a ballo 307

xi

[Astuzia muliebre]


     Una donna d’amor fino
s’innamorò, ch’i’ vo’ che voi sappiate:
la fe’ tanto con un frate,
ch’ell’ebbe un bel garzone al suo dimíno.
     La donna se n’andò al frate,
e dissegli: — Messer, con voi mi doglio;
né a uscio né a finestra
non mi posso far piú, com’io far soglio;
onde ch’io pregar vi voglio
che ’l facciate venir dinanzi a voi;
ditegli che non mi nòi,
sí come fa da sera e da mattino. —
     Il frate mandò per lui,
e dissegli: — Garzon, tu non se’ saggio:
in casa le donne d’altrui
tu vai facendo villania ed oltraggio.
Una donna di gran legnaggio
s’è venuta di te meco a dolere. —
Ond’egli disse: — Messere,
i’ non son desso; voi errate il cammino. —
La donna al frate ha a ritornare,
e lui le disse quel che gli ebbe a dire.
Ella cominciò a parlare:
— Oimè lassa! come lo può disdire?
Perch’io non gli vòlsi aprire,
questo scheggial mi gittò con la borsa,
onde a voi i’ son ricorsa,
gliel rendiate: non vo’ di suo un lupino. —
     Il buon frate a mano a mano
mandò per lui la volta seconda,