Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/153

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canto ottavo

Poco ingombra di terra, e gli occhi e il volto
Vinti ha nel bronzo, e inerte è la sua mano.
T’accosta a lui; vittorioso e folto
550Corri all’insulto, o gran popol sovrano;
E dir possa ciascun, se tanto egli osi:
Sul fronte a Bonaparte il piede io posi!

    Soli all’oltraggio non sarete! Esulta
Nei vigilati baluardi altero
555L’oppressor vostro, e voi spregiando, insulta
Alla caduta del fatal Guerriero.
Dalla polve di Iena, ahi, non più inulta,
Balza un popol di scheltri all’aer nero;
E su l’immago dell’eroe nemico
560Poggia l’ombra regal di Federico.

    Sorge orgogliosa, e il ciel torbida e grande
Prende co’l capo, e al fosco aer torreggia,
E le rotte al suo piè bronzee ghirlande
Conculca, e dai profondi occhi fiammeggia.
565— Ch’io vi cancelli, esclama, orme esecrande
Della vergogna mia; ch’io più non veggia
Vòlti in trofei, cangiati in monumenti
Questi bronzi rapiti alle mie genti! —

    Dicea, quando pe’l ciel rigido e scuro
570Un barlume, un bagliore ampio si stende,
E un piceo fumo, un odor crasso e impuro
Gli occhi travaglia, ed il respiro offende.
Ahi! l’estremo destin dunque è maturo?
Paghe ancora non son le furie orrende?
575Tra le fiamme sepolta e la rovina
Della Senna cadrà l’alma regina?

    Ecco, il dì torna. Fuggevole, oscura,
Guardinga agli atti, feroce all’aspetto



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