Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/207

Da Wikisource.

Lib. III. Fav. I. e II. 193

     Costui le pietre al dolce canto trasse,
     65Placò le fiere, e l’Ebro altier rattenne.
     Dunque sen parta Invidia: ella in van piagne.
     Di chiara lode è degno il mio lavoro.
          * Alfin t’ho indotto a leggere. Un sincero
     Dal tuo noto candor giudicio attendo.


FAVOLA   I.

La Vecchia all’anfora, o sia Orcioletto vuoto.

VIde una Vecchia un orcioletto vuoto
     Giacer negletto, in cui v’eran rimasi
     D’un ottimo Falerno vecchi avanzi.
     La cui fragranza d’ogni intorno sparsa,
     Con le narici quanto pote, attratta,
     O che soave odor! gli dice: O quanto
     Di buono sarà stato in te una volta,
     Se tanto n’hanno i rimasugli ancora!
          Ciò ch’io dir voglio, sa chi mi conosce.


FAVOLA   II.

La Pantera, o i Pastori.

SOglion gli offesi il contraccambio rendere.
     * Inavvedutamente una Pantera