Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/23

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di Tito Lucrezio Lib. V. 9

     205Posciachè irragionevole per certo
     Non sembra l’affermar, che della mente
     La natura, e ’l consiglio unir si possa
     A qualunque materia; in quella stessa
     Guisa che per lo ciel nascer le piante
     210Non ponno, o dentro al mar sorger le nubi,
     Nè spirto, e vita aver ne’ campi i pesci,
     Nè da legno spicciar tepido sangue,
     Nè mai succo spillar da pietra alpina.
Certo, ed acconcio è per natura il luogo,
     215Ove crescan le cose, ove abbian vita.
     Così dunque per sè l’alma, e la mente
     Senza corpo già mai nascer non puote:
     Nè dal sangue vagar lungi, e da’ nervi.
     Poichè se ciò potesse, ella potrebbe
     220Molto più facilmente o nella testa
     Vivere o nelle spalle, o ne’ calcagni,
     E nascer anche in qualsivoglia parte
     Del corpo; e finalmente abitar sempre
     Nell’uomo stesso, e nell’istesso albergo.
     225Onde, poichè prefisso i corpi nostri
     Han da natura, ed ordinato il luogo,
     Ove distintamente e nasca, e cresca
     La natura dell’animo, e dell’anima,
     Tanto men ragionevole stimarsi
     230Dee, ch’ella possa separata affatto
     Dal corpo, e dalla forma d’animale