Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/245

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Lib. IV. Fav. XXIII. e XXIV. 231

     De le matrone i baci, e i re millanti?
     15Quando ben mi ricorda, allor che il grano
     Per il verno sollecita raccolgo,
     Veduta averti d’ogni vil sozzura
     Pascerti presso a’ muri. Tu gli altari
     Frequenti; ma però se’ giunta appena,
     20Che ti discaccian tosto: non lavori;
     Ma nulla hai pronto, ove bisogno il chieggia;
     Ciò che vuolsi celar, commendi altera.
     Mi disfidi la state, il verno taci,
     Allor che il freddo intirizzita a morte
     25T’adduce; nulla io soffro, e ricca casa
     Di sicuro soggiorno mi provvede.
     Ecco abbastanza tua alterigia doma.
          * Segna il racconto quei che finte lodi
     S’arrogan, e coloro a cui virtude
     30Soda gloria comparte, ed onor vero.


FAVOLA   XXIV.

Simonide che gli Dei preservano da morte.

QUal nasca giovamento da gli studj
     Fra gli uomini il narrai; or quanto i Numi
     Gli onorar’, dir a’ posteri m’accingo.
          * Per tesser lodi a un vincitor Atleta,