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ricchezze e miserie 121


paga e sono stati licenziati tutti. Il direttore dei lavori, un tenente, gridò ai soldati di cacciarli sulla via, e se resistevano di prenderli a bastonate — a garrotazos. Durante gli arrolamenti per la marina, fatti nel tempo delle ultime difficoltà diplomatiche col Cile, vennero contrattati qualche centinaio di macchinisti e fuochisti per la squadra, in massima parte italiani. Cessato il pericolo d’un conflitto, le navi passarono in disarmo e gli arrolati vennero sbarcati e congedati, ma senza pagare loro la mercede stabilita; una lettera sulla Patria degli Italiani del 30 marzo fa sapere che in quel giorno ancora non erano stati soddisfatti quegli impegni.



E se questo fa il Governo centrale, figuratevi quello che fanno i governi provinciali. Nel febbraio passato il Governo della Plata doveva più di tre milioni di lire di stipendî arretrati; e s’intende di piccoli stipendî dovuti a stranieri, oppure a impiegatucci che per la loro situazione non hanno peso nell’organismo elettorale — come, per esempio, i maestri. I grossi stipendî corrono sempre, cascasse il mondo. E per parlare di maestri soltanto ecco qualche dato: i maestri di Salta debbono avere più di un anno di stipendio; quelli di Chacabuco, quattro mesi; quelli di San Juan, quattordici; quelli di Entre Rios, nove. A Paranà si è festeggiato un centenario; il corpo insegnante, invitato alle cerimonie, ha rifiutato per non avere vestiti.

I Municipî stanno peggio dei Governi. Il Municipio di Buenos Aires, in stato di semi-fallimento, e posto perciò sotto una specie d’ufficio di tutela, è divenuto quasi insolvibile per la massa dei suoi fornitori —