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122 l’argentina e gli italiani


quasi tutti stranieri — molti de’ quali, visti i loro contratti violati, hanno inviato alla Intendenza di finanza una protesta, che è una vera requisitoria contro l’amministrazione. Gli spazzini municipali e tutti gli altri operai giornalieri, quasi tutti italiani, debbono avere quattro mesi di paga! Essi hanno inviato alla Patria degli Italiani una lettera che commuove tanto vi traspare l’orrore della loro situazione.

Da questi dati s’indovina il resto. Alle disastrose condizioni delle amministrazioni pubbliche fanno riscontro quelle delle amministrazioni private. I fallimenti si seguono continuamente; cadono dei colossi. Nella città di Mendoza, che aveva fama di essere fra le più prospere della Repubblica, in sessanta giorni hanno chiuso gli sportelli quattro Banche. Le lettere di credito subiscono uno sconto dal 25 al 40%. Tutti i commerci e tutte le produzioni sono più o meno in crisi; in Entre Rios, a Cordoba, a Santa Fè c’è la crisi agraria, a Mendoza e a San Juan la crisi dei vini, a Tucuman la crisi degli zuccheri. I suicidî aumentano; «il fatto caratterizza la crisi tremenda che attraversa la Repubblica» — ha scritto la Patria.

La tendenza purtroppo naturale a sfruttare il lavoro straniero, trova facile incitamento nelle ristrettezze finanziarie. In certi casi è stata negata agli operai la mercede pattuita, dopo lunghi mesi di pesante lavoro compiuto nelle estancias, sui campi, in qualche fabbrica di zucchero; e intanto quegl’infelici vivono di fame! Conosco varî di questi casi interessanti concernenti più di cinquecento operai; e dovrò tornare a parlarne diffusamente.

La Patria degli Italiani, giornale certo non sospetto d’idee sovversive, e nemmeno d’animosità contro il Governo argentino, scriveva il 12 aprile: «Noi riceviamo quasi ogni giorno dei lagni e dei reclami da parte di nostri umili compatriotti, che ci denunciano le ingiustizie di cui sono vittime, le frodi che