Pagina:Luisa Anzoletti - Giovanni Prati, discorso tenuto nel Teatro Sociale la sera dell'11 novembre 1900 per invito della Società d'abbellimento di Trento, Milano 1901.djvu/12

Da Wikisource.

— 9 —


La prima generazione de’ romantici italiani, quella famiglia del 1818, che raggruppatasi intorno al focolare del Conciliatore, riguardava come suo padre, pel concetto dell’utilità morale e civile delle lettere, il Parini, avea spiegate le sue vitali energie poetiche con la lira drammatica ed elegiaca, patriottica e religiosa del Torti, del Pellico, del Grossi, del Berchet, del Carrer e d’altri profeti dei nuovi tempi, che velati ancora della dolce mestizia virgiliana, meditavano gli oracoli dell’avvenire con lo sguardo intento alla tragedia medievale, all’immaginoso mondo cavalleresco, ai casti amori e alle grandi visioni della fede cristiana. Era il genio del risorgimento, che sognava sull’alba gli ultimi sogni, veri come un vaticinio biblico; e si agitava oppresso dai fantasmi incalzanti di quell’ideale, che attraverso otto secoli di lotta fra la libertà e il despotismo, s’affrettava a compiere la sua marcia cruenta tra lo scoppio dell’armi e il grido de’ popoli, assunti finalmente alla civile coscienza della loro forza e de’ loro diritti. Fu il periodo di quella prima generazione di romantici quasi l’avvento salmodiante e vestito a bruno della grande giornata natalizia, che due anni prima della metà del secolo vide in un tessalico assalto trionfare i destini della nazione, dopo aver veduto trionfare nella patria letteratura i destini del romanticismo, con l’immortale conquista manzoniana.

Il Manzoni aveva aperta un’êra nuova. Per tre sorgenti perenni egli avea dedotto l’eterno vero nelle lettere e nella civiltà d’Italia, cui dopo la teologica visione di Dante non era più stato concesso un genio capace di consociare la terra al cielo. Il cuore del popolo nei Promessi Sposi, la fatalità storica nelle Tragedie, la rivelazione