Pagina:Luisa Anzoletti - Giovanni Prati, discorso tenuto nel Teatro Sociale la sera dell'11 novembre 1900 per invito della Società d'abbellimento di Trento, Milano 1901.djvu/35

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romantici sono gioiosi. E chi rimproverò al Prati troppi dolori, potea rimproverare a Dante troppa ira, troppa cupezza, troppi tormenti. O che forse è il poeta che va in cerca del dolore? No. È il dolore, è tutto il dolore dell’universo che va in cerca del poeta, che vuol concentrarsi nel suo cuore, perchè ivi solo il sospiro diventa idea, e le lacrime delle cose parlano umana favella. Che se questo non fosse, come mai avverrebbe sia così mesto il Foscolo, vate greco? come mai troverebbe il lutto degli eventi voci di desolazione davidica nel Monti, poeta classico? come mai l’odiata tristezza della vita pur prevarrebbe nel Carducci, poeta pagano?

Nato romantico, il Prati fu pure un grande innamorato della morte. Quale festa di sole e di rose, quanta ricchezza di gemmati monili, e che soavi canzoni e dolcissimi inviti d’amante, quand’egli muove incontro a questa principessa de’ pallidi regni, a questa bellissima vergine, che di là dal sepolcro lo aspetta agli eterni imenei!

Dea circondata di tristi larve
No l’amorosa morte non è....

E rinnoverà con lei le rimembranze gioconde, e rivivrà i sogni della giovinezza, tutto il fervido e trionfal sogno della vita:

     Sognar le verdi mie primavere,
Sognar le feste del mio villaggio,
L’irte mie balze, le mie riviere,
E de’ tepenti miei soli il raggio:
Sognar la vita, sognar la fama,
Sognar la dolce mia libertà:
Con te la fossa, mia bella dama,
Letto di fiori mi sembrerà.