Pagina:Luisa Anzoletti - Giovanni Prati, discorso tenuto nel Teatro Sociale la sera dell'11 novembre 1900 per invito della Società d'abbellimento di Trento, Milano 1901.djvu/50

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Sì, dalla carità dal natìo loco emana un’altissima bontà educatrice, che ha veramente in sè qualcosa di materno. E per questo si comprende come gli uomini abbian potuto venerare la patria, dandole un nome sacro, chiamandola — madre.

E altresì per questo si comprende, e con ferma fede si sente, che l’ideale di patria non potrà distruggersi nelle umane generazioni giammai; perchè esso ha il suo propugnacolo nel cuore stesso della natura; perchè esso ha per tempio e per focolare la vita stessa della civiltà; perchè esso ha per suoi difensori quanti uomini nascono quaggiù d’animo sì grande, da gloriarsi d’aggiungere alla somma degli umani doveri i magnanimi sacrifizj del patriottismo; quanti uomini sono, e sempre saranno, di cuore così benfatto e così pio, da non poter rinunziare all’amor della patria, come non si rinunzia all’amor della madre.

Signori, quest’è la più alta e benefica eredità civile che a noi deriva dal genio e dalle opere del poeta nostro, Giovanni Prati.

Noi gli dobbiamo il titolo di benefattore della patria. Per questo titolo soprattutto ei ben meritava che i suoi concittadini, richiamando oggi a nuova vita la sua memoria, dimostrassero solennemente ch’essi non l’hanno mai dimenticato.

L’evoluzione dell’arte, i tramutamenti de’ gusti letterarj e della moda, e più d’ogni altra cosa il materialismo storico, che oggigiorno prevale, scettico e negatore di tutti quegl’ideali ch’ebbero sì gran parte nell’eroica azione dell’età patriottiche, tutto ciò dovea condannare necessariamente, come tanti altri, anche il nome del Prati a un immeritato oblìo.