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degli esteri del Piemonte. Il quale ministero si riprometteva — come si disse — oltre alla fondazione di una colonia di deportati, anche, eventualmente, una colonia di liberi cittadini, atti ad allacciare relazioni di commercio tra l’Etiopia ed il Piemonte. Il padre Stella, che si trovava in missione apostolica nel paese dei Bògos, aveva pure fatta un’analoga proposta al Cavour, per mezzo di un suo fiduciario, Antonio Rizzo. Il padre Stella, piemontese anche lui, faceva la proposta della fondazione di una e vera e propria colonia sarda nel Tigrài.

Non è dubbio che — se gli avvenimenti del 1859 non fossero stati incalzanti — il Cavour avrebbe esaminate le due proposte con la consueta attenzione, approfittando della buona occasione che gli si presentava. Il conte di Cavour venne a morte — come si sa — nel 1861: sicchè di colonia penale o commerciale non si parlò più nel regno d’Italia, ancora caldo per le lotte dell’indipendenza e non certamente così omogeneo, compatto e preparato da pensare ad avventure, sia pur pacifiche, nella non vicina Etiopia. Tuttavia, il padre Stella non abbandonò l’idea ed, avuta in concessione una zona di terreno presso Chèren (Keren), vi impiantò una colonia agricola con trenta coloni, guidati dallo Zucchi e dal Bonichi:

Questo avveniva nel 1867. Due anni dopo, la vedova dello Zucchi chiese aiuti al Governo d’Italia il quale — com’era da prevedersi — non ne volle sapere; così questo primo tentativo di colonizzazione pacifica andò a male.


L’Italia unita continua tale ricerca anche fuori dell’Africa. — Alla morte del Cavour, sopravisse tuttavia l’idea della fondazione, in Africa o fuori, di una colonia penale per impedire — si diceva — le evasioni dei detenuti ed anche per sfollare le carceri. Questa idea era diventata assillante