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atto terzo 121


Bruno.   Io so ben, signor, qual è il motivo

che la rende restio, ma non si lasci
per un genietto stravolger la mente.
Orazio.   Né mi ci so condurre, e poi conviene
considerar anche altro. Dite un poco:
v’è usci in quella casa?
Bruno.   Come usci?
Orazio.   Dimando se v’è usci, porte.
Bruno.   Ma se
ci son camere, certo avranno l’uscio.
Orazio.   E ci saranno parenti, amici.
Bruno.   Al certo.
Orazio.   Non occor altro, io non vi voglio andare.
Bruno.   Eh! non perdiamo tempo.
Orazio.   Eh! insegnatemi
altro.
Bruno.   Ma le par mò tempo a proposito
per burlare? Vuol farsi por tra quelli
c’hanno il cervello sopra la beretta?
Orazio.   O sopra o sotto, io non vi voglio andare.
M’intendete?
Bruno.   Ben bene, ella vedrá
che disturbi, che strepiti; io vorrei
esser lontano di qua cento miglia.
Orazio.   Orsú tacete, che ho pensato meglio:
vi sarò; volet’altro?
Bruno.   Altro non voglio.
Vada tosto, io verrò fra poco, avendo
da portar prima cert’ordine a casa.