Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/254

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m’offuscò si che a un tratto

e travedere e trasentir m’ha fatto?
Osmi no. Amico, o qual dolcezza
porta neH’alme amore!
Questo possente affetto
scaccia ogn’altro pensiero; esser signore
ei vuol di tutto il core.
Morasto.   Giá,’ 1 so, giá ’l so.
Osmino.   Ma tu non sai qual piena
di contentezze or tutto il sen m’inondi.
Moras io. M’allegro assai di tue venture, or vanne.
Osmino.   Forse tu mi deridi,
ma se provassi mai...
Morasto.   Il credo — dissi — or qui mi lascia omai.
Osmino.   Qual serpe tortuosa
s’avvolge a tronco e stringe,
cosi lega e ricinge
amore i nostri cor.
Ma quanto è dolce cosa
esserne avvinto e stretto !
Non sa che sia diletto
chi non intende amor.

SCENA X

Morasto.

Destili nemico, sei tu sazio ancora?

Puoi tu per istraziarmi
vie trovar piú crudeli?
Ma che dunque dicea
d’aver in odio amore e quella fede
servare ancor che da fanciulla diede?
Qual si prendon di me funesto gioco
ella e fortuna? Deh trovata mai