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Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/256

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SCENA XII

Osmino, Licori, Elpina e Morasto.

Osmino. Mira, o Morasto, queste afflitte ninfe

che implorano da te soccorso e aita?
Non sa che sia pietá
chi per esse non l’ha.
Morasto.   Mal può prestar soccorso
chi negli stessi mali involto giace.
Licori.   Sarai tu si crudel, Morasto?
Morasto.   Io dunque
sono il crudel?
Osmino.   Licori,
lascia che il preghiam noi ;
e’ ti rimira in modo
che mi reca sospetto. Fa piú tosto
che ci raddoppi Elpina i caldi prieghi
ed il suo soave parlar c’impieghi.
Elpina.   Dunque t’occupa si Licori il core
che parlarmi anco sdegni,
e a lei ti volgi che mi parli?
Osmino.   Elpina,
ancor dubitar puoi
quanto cari mi sian gli accenti tuoi?
Incori.   Che favellare è questo !
panni con essa ancora
aver tu fdo d’amorosi intrichi.
Che lei non lasci, e d’esortar Morasto
perché non t’affatichi?
Morasto.   A tal segno abborrito
da te son io che condannar mi vuoi
a sentir dal tuo amante i sensi tuoi ?
Licori.   Cosi sugli occhi miei?