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24 la merope


è tanta la pietá, tanto è l’affetto,

pace dando ed onore a questo avanzo
de la famiglia a lor cotanto cara.
Polifonte.   Adrasto, voglia il ver, tu ben ragioni.
Fa che si chiami Ismene. Al mio pensiero
il tuo è conforme; or piú non stiasi a bada,
ciò ch’è ben fare, differire è male.
Vanne tu al sacerdote, e di’ che appresti
pel nuovo giorno pubblico e giulivo
sacrificio solenne. Il vulgo sciocco
vuol sempre a parte d’ogni cosa i dèi
Pe’ trivi poi t’aggira e la novella
spargi con arte e in mio favor l’adorna.
Adrasto.   Saggiamente risolvi, ad ubbidirti
m’affretto.

SCENA IV

Ismene e Polifonte.

Ismene.   Che m’imponi, o re?

Polifonte.   Dirai
a Merope che amor non soffre indugio
e ch’io non vo’ moltiplicare il danno
di tanta etá perduta. Al nuovo sole
però n’andremo al tempio, ove del mio
sincero cor, di mia perpetua fede
tutti farò mallevadori i dèi.
Quinci di cento trombe al suon festivo
fra ’l giubilo cornuti, fra i lieti gridi
sposa uscirá e regina. Un tanto dono
dee far grata, qual sia, la man che il porge
Ismene.   Come, signor? Il fermo tuo volere
oggi, dopo ’l meriggio, esponi e vuoi
che a così strano cangiamento...