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34 la merope


{{poem t| dov’altro omai non fa mestier che tempo. Anche da sé ferma i domini il tempo. Adrasto.+1 Certo negar non si potrá che nato a regnar tu non sia. Quanto col grado, con la mente altrettanto altrui sovrasti.

Egisto e detti.

Egisto.   Eccelso re che i miseri difendi

e che i decreti di clemenza adorni,
sovra di te versi sempre il cielo
letizia e pace e ogni desir t’adempia.
Polifonte.   Il tuo delitto — se pur dèe delitto
dirsi il purgar d’uomini rei la terra —
poiché tanto valore in te palesa,
grazia seppe acquistar nel mio pensiero.
Egisto.   Qual si fosse il vigor che in quell’incontro
a mia difesa usai, finch’io respiri,
sarò pronto ad usarlo in tua difesa.
Polifonte.   Qual’è il tuo nome?
Egisto.   Egisto è il nome mio.
Polifonte.   Or io vorrei che di colui che oppresso
cadde sotto i tuoi colpi, ancor mi elèssi
piú precisa contezza.
Egisto.   Io giá ne dissi
quanto ne seppi, e a ciò che giá narrai
nulla aggiunger potrei.
Polifonte.   E pur si trova
chi n’ha notizie assai migliori. Il fatto
giá vedi che per me si approva e loda.
Nulla hai piú da temer, svelare or puoi
francamente ogni cosa: assai m’importa
quel ch’or ti chiedo. De l’ucciso il corpo,