Pagina:Mantegazza - Elogio della vecchiaia.djvu/297

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di marco tullio cicerone 273


In questo modo per coloro che fra gli studi conducono una vita attiva e indefessa, la vecchiezza viene quasi inosservata, gli anni si accumulano senza avvedersene, e il filo dell’età non si spezza all’improvviso, ma nell’attrito d’un giorno con l’altro è consumato.


XII. — (La vecchiezza distoglie dai piaceri sensuali.) — Terzo difetto si appone alla vecchiezza: d’essere abbandonata dal gusto dei sensi.

O età doppiamente privilegiata se mercè di essa siamo tratti in salvo da ciò che è fonte di tanti vizi per la gioventù! E qui, ottimi garzoni, imparate quale fosse l’opinione di Archita di Taranto, filosofo chiarissimo e primo fra i primi di quella città. A me venne fatto di conoscerla quando tuttora giovinetto ebbi stanza in quella città con Quinto Massimo.

Diceva quel savio che natura non avea mai percosso gli uomini con flagello peggiore dei godimenti sensuali. "Da quella sete insaziabile di voluttà sono eccitati senza verecondia e senza freno. Per essa tradirsi la patria, rovesciarsi le repubbliche, aprirsi perfidi colloqui col nemico. Non scelleraggine, non misfatto dove non tragga irresistibilmente la passione delle voluttà; stupri, adulteri ed altre nefandità avere primo, prepotente eccitamento dalla libidine. All’uomo compartisse natura, o per avventura un Dio, dote nobilissima, l’ingegno, e la concupiscenza bastare da sola a corromperlo ed ottenebrarlo. L’uomo nel calore della libidine non sente più il freno, ed ogni virtù abbandona l’animo di coloro che lasciansi dominare da così sozza passione." Soggiungendo poi, onde maggiore fosse l’evidenza di questa