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246 i promessi sposi.

col bando? L’andava benone; lui non ci pensava quasi più, supponendo che quelli, i quali avrebbero potuto eseguirlo, non ci pensassero più nè anche loro; e non s’ingannava. E questo non nasceva solo dalla pèste che aveva fatto monte di tante cose; ma era, come s’è potuto vedere anche in varii luoghi di questa storia, cosa comune a que’ tempi che i decreti tanto generali, quanto speciali contro le persone se non c’era qualche animosità privata e potente che li tenesse vivi e li facesse valere, rimanevano spesso senza effetto, quando non l’avesse avuto sul primo momento.» Il Manzoni non ebbe di questi nemici privati e potenti che lo volessero perdere ad ogni costo; e però tenuto fuori dai primi processi, quando i processi si chiusero, non si parlò altro di lui; non già per questo ch’egli fosse contento dell’andamento delle cose, e rassegnato al Governo straniero; vi è anzi un passo dei Promessi Sposi, che potrebbe anche essere di Tacito o del Machiavelli, ov’è chiaro che l’Autore intende muover rimprovero agl’Italiani, i quali dopo aver levato alte grida pel supplizio di pochi generosi tollerano poi in pace l’ignominia e l’oltraggio di una lunga servitù. «Noi uomini siamo, in generale, fatti così: ci rivoltiamo sdegnati e furiosi contro i mali mezzani, e ci curviamo in silenzio sotto gli estremi, e sopportiamo, non rassegnati, ma stupidi, il colmo di ciò che da principio avevamo chiamato insopportabile.» Altrove l’Autore, nel tempo stesso che gli scusa, sembra rivolgere un biasimo delicato a que’ patriotti, i quali espatriavano senza una vera necessità; naturalmente l’Autore vuole aver aria di