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il manzoni ed il parini. |
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l’Idillio, il fiume Adda personificato in una Dea si volge così al Monti:
Te, come piacque al ciel, nato a le grandi
De l’Eridano sponde, a questi ameni
Cheti recessi e a tacit’ombra invito.
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L’Adda sa bene di non poter contendere col Po, presso il quale il Monti è nato, e prima di lui Lodovico Ariosto ed il Guarini, ma pur si gloria che presso le sue rive abbia cantato un giorno Giuseppe Parini, l’Orazio lombardo. L’Adda dice:
Quivi sovente il buon cantor vid’io
Venir trattando con la man secura
Il plettro di Venosa e il suo flagello,
O traendo l’inerte fianco a stento,
Invocar la salute e la ritrosa
Erato bella, che di lui temea
L’irato ciglio e il satiresco ghigno;
Ma alfin seguïalo e su le tempie antiche
Fêa di sua mano rinverdire il mirto.
Qui spesso udillo rammentar piangendo,
Come si fa di cosa amata e tolta,
Il dolce tempo della prima etade,
O de’ potenti maledir l’orgoglio,
Come il genio natìo movealo al canto
E l’indomata gioventù dell’alma.
Or tace il plettro arguto e ne’ miei boschi
È silenzio ed orror. Te dunque invito,
Canoro spirto, a risvegliar col canto
Novo rumor Cirreo. A te concesse
Euterpe il cinto, ove gli eletti sensi
E le imagini e l’estro e il furor sacro
E l’estasi soavi e l’auree voci
Già di sua man rinchiuse. A te venturo
Fiorisce il dorso brïanteo; le poma
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