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Pagina:Marinetti - Teatro.djvu/31

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Bagamoio

con una risata piena di scherno:

Lamentatrice funebre!... Risparmia i tuoi singhiozzi. Non posseggo neanche una rupia per pagarteli.

Lanzirica

sprezzante:

Gli asini godono di riposare nella sabbia le loro zampe piagate. Gli asini non sanno che la sabbia è una femmina! Come una femmina, invita con milioni di sguardi a tuffarsi nel suo seno a capofitto... Però le strade dure del deserto sono piú pericolose. Sostengono il viandante perpendicolare, e ciò offende il sole che non a lungo concede di camminargli sotto a testa alta. Brutalmente ti schiaffeggia, azzanna, acceca. Subito, un torbido vino infernale ti invade gli occhi e ti affumica il cervello. E giú, eccoti scaraventato a terra, nell’unica posa che ti è permessa, orizzontale. Ripòsati, ti urla il Sole, o uomo affannato! Se ti sei tanto affaticato, fu certo per aumentare il godimento del tuo riposo!... Silenzio. Immobilità. Destino. Credimi, Kabango, ogni strada del deserto conduce a un pozzo arido, orlato di cadaveri.

Bagamoio

coi pugni tesi contro Lanzirica:

Tu menti come una prostituta piena di lue! Non ascoltarlo, Kabango! Tùrati le orecchie, Mabima! Le strade che Lanzirica descrive sono le strade del suo cuore. Lanzirica non ha muscoli, né coraggio. Il suo corpo ha il terrore delle grandi strade fortunose del deserto. Io non seguo le strade; le prendo. Sono mie. Escono da me. Via, di slancio! Scivolare. Rimbalzare. Non premere sulla sabbia. Leggerezza. Lunghi scatti veloci. Come una pietra piatta sulla cresta delle onde. Mirabile astuzia dei miei garretti. Ogni mio muscolo è una strada arrotolata che io snodo a volontà. Sono

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