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Pagina:Marinetti - Teatro.djvu/32

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un corridore che crea le sue strade. Questa la voglio elastica come la mia coscia. Quest’altra tesa, metallica, come i miei tendini. Forse si confonde lontano con una pista di leoni. Poiché seno un cacciatore instancabile! Non imploro, né vedo i pozzi disseccati. Se mi fermo subito, io annodo sul polpaccio un serpente assopito perché la mia sosta sia breve e vigilante. Bevo ogni tanto al pozzo del mio cuore colmo di coraggio. Credimi, Kabango, quei cammellieri erano tutti simili a Lanzirica. Trascinavano la loro viltà sulle strade. Irritatissime, queste si rivoltarono come serpi sulle gambezampe della carovana, e le tennero ferme sotto i veloci pugnali del sole.

Kabango

Certo non seppero volere. Dunque meritavano il canto funerario che le mosche ronzano su di loro.

Bagamoio

a Lanzirica:

Io cammino cantando, e tiro fuori da me strade, strade e strade, che allungo, accorcio, a capriccio.

Lanzirica

ironico:

Parlano cosí tutte le carovane partendo, ma presto le strade del deserto si sfrangiano, muoiono in un velo d’impronte illusorie. E il vento del Sud seppellisce cammelli e cammellieri sotto le sue volanti palate di sabbia infuocata.

3 Sibilatori e 3 Ululatori.

Guarda quelle spirali rosse! L’immancabile becchino delle carovane sopraggiunge. Certo quei cammellieri morti impazzirono di vento rosso prima di morire, come noi! Si erano nutriti di sabbia come noi!...


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