Pagina:Marinetti - Teatro.djvu/42

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dei ruscelli. Questi, soffocati e otturati dalle liane e dai serpenti, strariparono allagando la foresta con putride e ronzanti colture d’insetti febbriferi. Una mortale febbre si propagò, emaciando e spremendo gli abitanti, che ebbero appena la forza di trascinare le loro gambe spente fuor dalle loro dimore. Allora, scivolando sui loro anelli i serpenti s’impadronirono della città abbandonata. Ieri vinsi l’acre odore di muffa, incenso, sterco e putredine per raggiungere la soglia della moschea. E’ circondata da acque cosí limpide che si può mirarne il letto di sabbia malgrado una profondità di cinque o sei stature umane. Vi sono alberi altissimi che la ombreggiano. Altri, abbattuti dalla folgore, mi servirono di passerella su quelle acque guardiane. La moschea ha una cupola a squame verdi, che sembra la parte rimpinzata del minareto, ritto serpente al quale si accoppia spesso un vero boa gigantesco attorcigliato. Dentro alla moschea, nell’arruffío delle stuoie sacre, migliaia di serpenti sibilano come cordami di navi strimpellati dalla bufera. Vi ho trovato i miei serpenti boa lunghi piú di sei metri e grossi quanto il mio braccio. Stanno bene in quelle nicchie piene di sorci! Matasse di serpenti-scudiscio, colubri, serpenti boicuoba, bogiobi, boge, boicingua, boide, boigia, boiquira. Una ventina di serpenti delle rose dalla pelle picchiettata di rosso corallo e molti serpenti a sonagli. Sembrano sciarpe di seta dipinta, foglie morte, cordami arrotolati, braccialetti di smeraldi e turchesi, cinture gemmate di ballerine, collane, ghirlande di fiori non mai visti, fughe di pesci azzurri. Hanno occhi di diamante nero, teste triangolari e teste in forma di cuore, colore di muschio, pelle di donna. Questo è ritto come un fiore sullo stelo. Quello ha una bocca senza labbra ma sensuale. E nari come punte d’ago, capaci di sentire l’odore del pensiero. Sognano tutti di diventare gli ornamenti della tua bellezza, Mabima!

Fui attaccato da un cobracapello come se fossi una scodella piena di latte. Ritto, gonfiava il suo cappuccio. Lo fermai col mio flauto: tre suoni acuti e tre modulazioni dol-


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