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132 il palagio d’amore


119.De le Ninfe del Ciel gli occhi e le guance
considerate, e le proposte udite,
mentr’ancor vacillante in dubbia lance
del concorso divin pende la lite,
più non vuole il Pastor favole o ciance,
più non cura mirar membra vestite:
ma più dentro a spïar di lor beltade
la curïosità gli persüade.

120.«Poi che del pari in quest’agon si giostra,
più oltre» dice «essaminar bisogna,
né diffinir la controversia vostra
si può, se ’l vel non s’apre a la vergogna;
perché tal nel difuor bella si mostra,
che senza favellar dice menzogna.
Pompa di spoglie altrui sovente inganna,
e d’un bel corpo i mancamenti appanna.

121.Ciascuna dunque si discinga, e spogli
de’ ricchi drappi ogni ornamento, ogni arte,
perché la vanità di tali invogli
ne le bellezze sue non abbia parte.»
Giunon s’oppone, e con superbi orgogli
ciò far ricusa, e traggesi in disparte.
Minerva ad atto tal non ben si piega,
tien gli occhi bassi, e per modestia il nega.

122.Ma la prole del mar, che ne’ cortesi
gesti ha grazia ed ardir quant’aver pote:
«Esser vogl’io la prima a scior gli arnesi»
prorompe «ed a scoprir le parti ignote!
Onde chiaro si veggia, e si palesi,
che non solo ho begli occhi, e belle gote,
ma ch’è conforme ancora, e corrisponde
al bello esterïor quel che s’asconde».