Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/204

Da Wikisource.
202 la novelletta


7.In real patria, e di parenti regi
nacquer tre figlie d’ogni grazia ornate.
Natura l’arricchì di quanti pregi
possa in un corpo accumular Beltate.
Ma versò de’ suoi doni e de’ suoi fregi
copia maggior ne la minore etate,
però che la più giovane sorella
era de l’altre due troppo più bella.

8.Le prime due, quantunque accolta in esse
fusse d’alte bellezze immensa dote,
tai non eran però, che non potesse
umana lingua esprimerla con note.
Ma l’ultima di loro, a cui concesse
quanto di bello il Ciel conceder pote,
tanto d’ogni beltà passava i modi,
ch’era in tutto maggior de l’altrui lodi.

9.Per alpestri sentier stampando l’orme
nazïon peregrine e genti estrane
per veder s’era al grido il ver conforme
vi concorrean da regïon lontane.
E giunte a contemplar sì belle forme,
dico quel fior de le bellezze umane,
si confessavan poi tutti costoro
obligati per sempre agli occhi loro.

10.Dal desir mossi e da la fama tratti
or quinci or quindi Artefici e Pittori
per fabricarne poi statue e ritratti
veniano e con scarpelli e con colori.
E sospesi in mirarla, e stupefatti,
immobili non men de’ lor lavori,
da l’attonita mano e questi e quelli
si lasciavan cader ferri e pennelli