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Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/227

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canto quarto 225


99.Ma su ’l bel carro a pena in Orïente
venne de l’ombre a trionfar l’Aurora,
e i suoi destrier con l’alito lucente
fugate non avean le stelle ancora,
quando al bell’Idol mio tacitamente
uscii di braccio, e sorsi innanzi l’ora.
Innanzi che del Sol l’aurato lume
spandesse i raggi suoi, lasciai le piume.

100.Tornan da capo a la medesma guisa
l’ascose ancelle ed aprono i balconi,
e de la sua virginitate uccisa
motteggian seco, ed ecco i canti e i suoni.
Si leva, e lava, ed ode a mensa assisa
epitalami in vece di canzoni,
e le son pur non conosciute genti
Camerieri, Coppier, Scalchi e Sergenti.

101.Così da l’uso assecurata, e fatta
più coraggiosa omai da la fidanza
già già meco e co’ miei conversa e tratta
con minor pena, e con maggior baldanza.
E leggiadra e gentil (se ben s’appiatta)
imaginando pur la mia sembianza,
dal suono incerto de la voce udita
prende trastullo a la solinga vita.

102.Ma quant’ella però contenta vive,
tanto menano i suoi vita scontenta;
e di tal compagnia vedove e prive
più d’ogni altro le suore il duol tormenta.
Vigilando il pensier lor la descrive,
dormendo il sogno lor la rappresenta;
ond’alfin per saver ciò che ne sia,
là dove la lasciàr, prendon la via.