Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/241

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canto quarto 239


155.E così detto, l’una e l’altra prende
commiato, e parte: ella riman soletta,
se non sol quanto agitatrici orrende
seco le Furie in compagnia ricetta.
Ma se ben risoluta a l’opra intende,
e la machina appresta, e ’l tempo aspetta,
pur con affetti vari in tanta impresa
litigando tra sé, pende sospesa.

156.Ancor dubbia e pensosa ed ama e teme,
or confida, or diffida, or vile, or forte.
Quinci e quindi in un punto il cor le preme
ardimento d’Amor, terror di Morte.
In un corpo medesmo insieme insieme
aborrisce il Serpente, ama il Consorte:
e stan pugnando in un istesso loco
tra rispetto e sospetto il ghiaccio e ’l foco.

157.Già ne l’Occaso i suoi corsier chiudea,
giunto a corcarsi, il gran Pianeta errante,
e già vicin, mentre nel mar scendea,
sentiva il carro d’or stridere Atlante;
quand’io, che cieco in tenebre vivea
dal mio terrestre Sol lontano amante,
per far giorno al mio cor, da l’alto polo
men venni in giù precipitando il volo.

158.Psiche mia con lusinghe mi riceve,
l’apparecchio crudel dissimulando.
Ma poi ch’a lato a lei mi vengo in breve,
stanco da’ primi assalti, addormentando,
mentre piacevolmente il sonno greve
sto con leggieri aneliti soffiando,
sorge, e sospinta da pensier maligni
del sacrilegio suo prende gli ordigni.