Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/253

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canto quarto 251


203.E forse ch’io ministra anco non fui
di questa sceleragine, e mezana,
quando diedi primier notizia a lui
de la malvagia femina profana?
Ch’io deggia sopportar crede costui
una nuora vulgar di stirpe umana:
e che venga anco in Cielo a farmi guerra
l’emula mia, la mia nemica in terra!

204.Pensi tu, che ’l mio ventre insterilito
concepir più non possa un altro Amore?
Vedrai, s’io saprò ben prender partito,
e figlio generar di te migliore!
Anzi per farti più restar schernito,
voglio un servo degnar di questo onore.
Un de’ valletti miei voglio adottarmi,
dargli tutti i tuoi fregi, e tutte l’armi.

205.Lui vestirò de’ colorati vanni,
egli avrà l’arco d’or che tu possiedi,
gli strali, ond’escon sol ruine e danni,
e la fiaccola ardente, e gli altri arredi:
i quali a te fellon, mastro d’inganni,
a quest’uso malvagio io già non diedi!
né gli hai già tu d’eredità paterna:
ma beni son de la mia dote eterna.

206.Fin da’ prim’anni tuoi veracemente
fosti licenzïoso e mal avezzo.
Sei contro i tuoi maggiori irreverente,
né val teco adoprar minaccia o vezzo.
Anzi qual vedovetta orba sovente
la propria madre tua togli in disprezzo;
dico me stessa, ond’alimento prendi,
spesso oltraggiasti, ed ogni giorno offendi.