Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/428

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199.Uscito poi de la spelonca nera,
zoppicando sen corre a porla in opra.
Ne la stanza l’acconcia in tal maniera,
ch’impossibil sará che si discopra.
Ne’ sostegni di sotto a la lettiera,
ne le travi del palco anco di sopra,
per le cortine in giro ei la sospende,
e tra le piume la dispiega e stende.

200.Quand’egli ha ben le benconteste sete
disposte intorno in sí sagaci modi
che discerner alcun de le secrete
fila non può gl’insidiosi nodi,
lascia l’albergo, e de la tesa rete
dissimulando le nascoste frodi,
spia l’andar degli amanti, e ’l tempo aspetta
de la piacevol sua strana vendetta.

201.Usò per affidargli astuzia e senno
senza punto mostrar l’ira che l’arse.
Fe’ correr voce ch’ei partia per Lenno,
e ’l grido ad arte per lo Ciel nc Sparse.
Udita la novella, al primo cenno
nel loco usato vennero a trovarse,
e per farlo di Dio divenir Bue,
nel dolce arringo entrarono ambidue.

202.Sí tosto che la cuccia il peso grave
de’ duo nudi Campioni a premer viene,
prima eh’ancor si sieno a la soave
pugna amorosa apparecchiati bene,
la machinata trappola la chiave
volge, che porge il moto a le catene:
fa suo gioco l’ordigno, e ’n que’ diletti
rimangono i duo rei legati e stretti.