Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/503

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67.Ha di Gigli dorati intorno i fregi,
ed ha gemmato il manico e le chiava.
Dono ben degno del gran Re de’ Regi,
Rege, amor de’ soggetti, onor degli ava.
Sí non indegni di cantar suoi pregi
fussero i versi miei poco soavi,
com’egli è tale in fra gli Eroi maggiori,
qual è il suo Giglio in fra i piú bassi fiori.

68.Ma questo è il men, se non che ’l vulgo, a cui
fosco vel d’ignoranza i lumi appanna,
prendendo a scherno i bei sudori altrui,
nel conoscere il meglio erra e s’inganna.
E se ben io tra que’ miglior non fui,
sovente chi piú vai biasma e condanna.
Miser, di colpi tali ognor fu segno
il mio battuto e travagliato ingegno!

69.Piú d’una volta il genitor severo,
in cui d’oro bollian desiri ardenti,
stringendo il morso del paterno impero
«Studio inutil» mi disse «a che pur tenti?»
Ed a forza piegò l’alto pensiero
a vender fole ai garruli clienti,
dettando a questi supplicanti e quelli
nel rauco foro i queruli libelli.

70.Ma perché potè in noi Natura assai,
la lusinga del Genio in me prevalse,
e la toga deposta, altrui lasciai
parolette smaltir mendaci e false.
Né dubbi testi interpretar curai,
né discordi accordar chiose mi calse,
quella stimando sol perfetta legge
che de’ sensi sfrenati il fren corregge.