Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/528

Da Wikisource.


167.Infiniti da strani ermi confini
guerrier facondi e musici campioni,
e domestici a prova e peregrini,
vi concorsero insieme a far tenzoni.
Ira’ frondosi s’udír mirti vicini
vibrar accenti, e saettar canzoni,
e de la pugna lor, che fu concento,
fu steccato la selva, e tromba il vento.

168.Vari di voce, e ne lo stil diversi,
tutti però del par leggiadri e vaghi,
e tutti a la gentil coppia conversi
cantan com’Amor arda, e come impiaghi.
Cantan molti il futuro, e forman versi
de l’opre altrui fatidici e presaghi,
ché quel ch’ivi si bee furor divino
sveglia ne’ petti lor spirto indovino.

169.— Stiamo ad udir — la Dea di Pafo disse —
degli alati Cantor le dolci gare.
Tener l’orecchie attentamente affisse
si denno a quell’insolito cantare,
perché sí belle ed onorate risse
saranno in altra etá famose e chiare.
Gli augelli autor di sí soavi canti
son di sacri Poeti ombre volanti.

170.L’anime di costor, poi che disciolte
son da’ legami del corporeo velo,
passano in Cigni, e che ’n tal forma involte
vivan poi sempre, ha stabilito il Cielo.
E tra questi mirteti in pace accolte
le fa beate il gran Rettor di Deio,
lá dove ognor, sí come fér giá quando
tenner corpo mortai, vivon cantando.