Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/566

Da Wikisource.

LE MARAVIGLIE

5 6 -1

103.E questi ed altri ancor piú contrafatti
ve n’ha, piccioli e grandi, interi e mozzi,
quasi vive grottesche, o spirti astratti,
scherzi del caso, e del pensiero abbozzi.
Parte a le spoglie, a le fattezze, agli atti
son lieti e vaghi, e parte immondi e sozzi.
Molti al gesto, al vestir vili e plebei,
molti di Regi in abito, e di Dei.

104.Tra gli altri Adon vi riconobbe quello
che ’n Cipro giá, quand’ei tra’ fior dormiva,
rappresentogli il simulacro bello
de la sua bella ed amorosa Diva.
E giá quel pigro e lusinghier drappello
dietro a la Notte, che volando usciva,
gli s’accostava in mille forme intorno
per gravargli le ciglia, e tòrgli il giorno.

103.Ma ’l suo Dottor sí se n’accorse, e presto
gli fe’ le luci alzar stupide e basse.
Vener sorrise, ed ei poscia che desto
l’ebbe, non volse piú ch’ivi indugiasse,
ma mostrandogli a dito or quello, or questo,
a l’altra riva un’altra volta il trasse.
Dimandavalo Adon di molte cose,
ed a molte dimande egli rispose.

106.E giunta a mezo di suo corso omai
l’umida Notte a l’Ocean scendea,
e con tremanti e pallidetti rai
piú d’un lume dal ciel seco cadea.
Cinto di folte stelle, e piú che mai
chiaro il Pianeta innargentato ardea,
vagheggiando con occhio intento e vago
in fresca valle addormentato il Vago.