Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/570

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119.Mira penne e pennelli, e mira quanti
v’ha scarpelli e martelli, asce ed incudi,
bolini e lime e circini e quadranti,
subbi e spole, aghi e fusi, e spade e scudi. —
Cosí diceagli, e procedendo avanti,
la gran Maestra tralasciò suoi studi,
e reverente e con cortese inchino
umili’ossi al messaggier divino.

120.Dal divin messaggiero Adon condutto
la porta entrò de la celeste mole.
Di diamante ogni muro avea costrutto,
che lampeggiando abbarbagliava il Sole;
e l’immenso cortile era per tutto
intorniato di diverse scole,
e molte Donne in catedra sedenti
vedeansi quivi ammaestrar le genti.

121.— Queste d’etate e di bellezza eguali —
Mercurio ripigliò — Vergini elette
sono ancelle de l’Arte, e Liberali,
pero cbe l uom lan libero, son dette.
Fonti inessausti, oracoli immortali
del saper vero, e non son piú che sette.
Fidate guide, illustrataci sante
del senso cieco, e de l’ingegno errante.

122.Colei ch’è prima, e tiene in man le chiavi
de la sublime e spaziosa porta,
di tutte l’altre facoltá piú gravi
agli anni rozi è fondamento e scorta.
Quella, che con ragion belle e soavi
loda, biasma, difende, accusa, essorta,
è la diletta mia, che da la bocca
mentre che versa il mèl, l’aculeo scocca.