Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/578

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151.Bertoldo vedi lá, nato in su ’l Rheno,
che per strage del mondo e per ruina
l’irreparabil fulmine terreno
fonde, temprato a l’infernal fucina.
Quegli è Giovanni (oh fortunato a pieno!)
che le stampe introduce in Argentina;
e ben gli dee Magonzia eterna gloria,
com’eterna egli fa l’altrui memoria. —

152.Cosí parlando, per eccelse scale
sovr’aureo palco si trovar saliti,
e quindi entraro in Galeria reale
che volumi accogliea quasi infiniti.
Eran con bella serie in cento sale
riposti in ricchi armari e compartiti,
legati in gemme, ed ogni classe loro
distinguea la cornice in linee d’oro.

153.Ceda Atene famosa, a cui giá Serse
rapí gli archi vii d’ogni antico scritto,
che poi dal buon Seleuco a Tarmi Perse
ritolti, in Grecia fér novo tragitto.
Né da’ suoi Tolomei d’opre diverse
cumulato Museo celebri Egitto.
Né di tai libri in quest’etate e tanti
Urbin si pregi, o il Vatican si vanti.

154.Molti n’eran vergati in molle cera,
molti in sottili e candide membrane.
Parte in fronde di palma, e parte n’era
di piombo in lame ben polite e piane.
In Caldeo ve n’avea scritta una schiera,
altri in lettre Fenicie e Soriane,
altri in Egizzii simboli e figure,
altri in note furtive, e cifre oscure.