Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/609

Da Wikisource.


275.Strepito di minacce e di querele,
di percosse e di scoppi i lidi assorda.
Altri con man de le squarciate vele
s’attien sospeso in aria a qualche corda,
ma giunto da l’arsura empia e crudele
vassi a precipitar ne l’onda ingorda,
onde con strana e miserabil sorte
prova quattro elementi in una morte.

276.Or quando piú crudel bolle la guerra,
e va baccando la Discordia stolta,
quando di qua di lá l’onda e la terra
tutta è nel sangue e ne l’orrore involta;
ecco del fier Bifronte il tempio serra
colui eh’anco il serrò la prima volta.
Placa gli animi alteri, e fa che cada
l’ira da’ cori, e da la man la spada.

277.E per fermar con sempre stabil chiodo
la Pace, ch’è gran tempo ita in essiglio,
Cristi x a bella in sacrosanto nodo
stringe del Re de’ monti al maggior figlio.
Vedrassi il groppo, onde si gloria Rhodo,
insieme incatenar la Palma e ’l Giglio.
E tu di Gigli allor, non piú di rose
tesserai. Dea d’Amor, trecce amorose.

278.Giá d’etá, giá di senno, e giá cresciuto
tanto è di forze il giovinetto Augusto,
ch’ottien del pari amabile e temuto
vanto di buono, e titolo di giusto.
Ma l’orgoglio de’ Principi abbattuto
sorge ancor piú superbo e piú robusto,
e ’l bel regno da lor stracciato a brani
rassomiglia Attheon tra’ propri cani.