131.Da’ molli campi, i cui bennati fiori
nutre di puro umor vena vivace,
dolce confusïon di mille odori
sparge e ’nvola volando aura predace:
aura, che non pur là con lievi errori
suol tra’ rami scherzar, spirto fugace,
ma per gran tratto d’acque anco da lunge
peregrinando i naviganti aggiunge.
132.Va oltre Adone, e Filomena e Progne
garrir ode per tutto, ovunque vanne,
e di stridule pive e rauche brogne
sonar foreste e risonar cappanne,
di villane sordine e di sampogne,
di boscherecci zuffoli e di canne,
e con alterno suon da tutti i lati
doppiar muggiti, e replicar balati.
133.Solitario garzon posarsi stanco
vede a l’ombra d’un lauro in roza pietra.
Ha l’arco a piedi, e gli attraversa il fianco
d’un bel cuoio linceo strania faretra.
Veste pur di Cerviero a negro e bianco
macchiata spoglia, e tiene in man la cetra.
Dolce con questa al mugolar de’ tori
accorda il suon de’ suoi selvaggi amori.
134.Di dorato coturno ha il piè vestito,
eburneo corno a verde fascia appende.
Ride il labro vivace e colorito,
sereno lampo il placid’occhio accende.
Ha fiorita la guancia, il crin fiorito,
e fiorita è l’età che bello il rende.
Tutto insomma di fiori è sparso e pieno,
fior la man, fior la chioma, e fiori il seno.