Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/97

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canto primo 95


155.Con lancia o brando mai non si contrasta
in queste bëatissime contrade.
Sol di Bacco talor si vibra l’asta,
onde vino, e non sangue in terra cade.
Sol quel presidio ai nostri campi basta
di tenerelle e verdeggianti spade,
che nate là su le vicine sponde
stansi tremando a guerreggiar con l’onde.

156.Borea con soffi orribili ben pote
crollar la selva e batter la foresta.
Pacifici pensier non turba o scote
di cure vigilanti aspra tempesta.
E se Giove talor fiacca e percote
de l’alte querce la superba testa,
in noi non avien mai che scocchi o mandi
fulmini di furor l’ira de’ Grandi.

157.Così tra verdi e solitari boschi
consolati ne meno i giorni e gli anni.
Quel Sol, che scaccia i tristi orrori e foschi,
serena anco i pensier, sgombra gli affanni.
Non temo o d’Orso o d’Angue artigli o toschi,
non di rapace Lupo insidie o danni;
ché non nutre il terren fere o serpenti,
o se ne nutre pur, sono innocenti.

158.Se cosa è che talor turbi ed annoi
i miei riposi placidi e tranquilli,
altri non è ch’Amor. Lasso, dapoi
che mi giunse a veder la bella Filli,
per lei languisco, e sol per gli occhi suoi
convien che quant’io viva, arda e sfavilli;
e vo’ che chiuda una medesma fossa
del foco insieme il cenere, e de l’ossa.