Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/125

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147.Per occultar, per colorir la trama,
biasma di Falsirena il perfid’atto,
e cruda, ingiusta, e disleal la chiama,
ch’a sí gran torto un tanto mal gli ha fatto.
Promette e giura poi per quanto l’ama
di far ancor, che di prigion sia tratto.
Pur ch’ella del suo amor resti secura,
lasci poi di francarlo a lei la cura.

148.Gli s’asside da lato, e gli distende,
mentre ragiona, in su la spalla il braccio,
e tuttavia con la man bella il prende
per annodarlo in amoroso laccio.
Ben che legato ei sia, pur si difende,
e ’l collo almen desvia da quell’impaccio.
La testa abbassa, e da le labra audaci
torce la bocca, e le nasconde i baci.

149.Fíttosi in grembo il volto, a lei l’invola,
anzi per non mirarla i lumi serra.
Ma poi che pur assai d’una man sola
durata è giá la faticosa guerra,
la manca ella gli pon sotto la gola,
e con la destra il biondo crin gli afferra.
Con una mano il crin gli tira e stringe,
con l’altra il mento gli solleva e spinge.

150.O sí o no ch’a forza ella il baciasse,
veduto riuscir vano il disegno,
stanca da l’opra sua pur si ritrasse,
ed onta ad onta accrebbe, e sdegno a sdegno.
Le luci alzando allor torbide e basse,
de la favella Adon ruppe il ritegno,
e disse: — Or quando mai, Dea degli Amori,
fu ch’Amor ad amar sforzasse i cori?