Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/169

Da Wikisource.


43.Giá da l’ombrose sue riposte cave,
de la notte compagno, aprendo l’ali,
con lento e grato lurto il sonno grave
togliea la luce ai pigri occhi mortali;
e con dolce tirannide e soave
sparse le tempie altrui d’acque letali,
i tranquilli riposi e lusinghieri
s’insignorian de’ sensi, e de’ pensieri:

34.quando le lor parole al mezo rotte
repente fur da súbito tumulto.
Fracassi d’armi e strepiti di bòtte
ferivan l’aere d’un romore occulto.
Coniusa dal timore e da la notte
va la casa sossovra al novo insulto;
ed ecco allor di quel drappel protervo
viene anelante a la lor volta un servo.

45.Furcillo è questi, un giovane Epirota,
ben degno imitator del buon maestro,
che giá sei volte almeno è da la rota
per gran sorte scampato, e dal capestro.
Segnato tien con indelebil nota
de la bolla reai l’omero destro.
Barro di carte, e fíccator di dadi,
tutti d’ogni bell’arte ha scorsi i gradi.

40.Di Filora la bella, e piú de’ suoi
ricchi ornamenti avea l’alma invaghita.
Venia per violarla, e tòrle poi
con le misere spoglie anco la vita.
Va il mondo a sangue — ei disse — e qui sol voi
seggendo, al mal commun non date aita.
Parlo a te bel Garzon, che pur mi sembri
di forte core, e di robusti membri!