Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/255

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387.Ebbi di sciocco amore i desir vaghi,
la sciocchezza purgar deggio col ferro.
A l’amante l’amor giust’è ch’io paghi,
se ’n credendolo amante ancor non erro.
Quando averrá ch’io questo petto impiaghi,
vedrá quanto nel cor nascondo e serro,
e ch’ancor vive entro ’l piú nobil loco
il mal acceso e mal nutrito foco.

388.Xon vacilla la destra, il cor non teme,
fará due gran vendette una ferita.
Vendicherò con un sol colpo insieme
il padre ucciso, e l’onestá tradita.
Voglio uccider me stessa, e con la speme
d’ogni conforto abbandonar la vita,
per uccider l’amor, ch’ingiustamente
porto al crudo uccisor de la mia gente.

389.Ferro fedel, giá de l’amato fianco
famoso onore, ed onorato pondo,
per man del tuo Signore invitto e franco
del mio sangue reale ancora immondo,
fra quante imprese di pugnar non stanco
fec’egli mai piú gloriose al mondo,
questa fia la piú degna e nobil palma,
da l’indegna prigion scioglier quest’alma.

390.In questo cor malvagio apri la strada,
origine e cagion de’ falli miei,
acciò che come sempre, o cara spada,
compagna a’ buoni e fida amica sei,
cosí ti dica ognun, qualor t’accada
punir il male, aspra aversaria ai rei.
Ben di giusta t’usurpi il nome invano
s’impunita ti tocca iniqua mano.