Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/296

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127.Non lontani a cavallo han duo campioni
in pugna aperta a guerreggiar accorti,
e ne l’estremitá de’ duo squadroni
l’Indiche fere gli angoli fan forti.
Otto contr’otto assiston di pedoni
in ordinanza poi doppie coorti,
ch’ai primi rischi de la guerra avanti
portano i petti intrepidi e costanti.

128.Cosí, se con l’Ethiope a far battaglia
talor di Gallia il popolo s’abbatte,
par che stormo di Corvi i Cigni assaglia,
vengono al paragon la pece e ’l latte.
Vedesi l’un, che di candore agguaglia
de l’Alpi sue natie le nevi intatte.
Porta l’altro di lor, però che molto
a l’Aurora è vicin, la Notte in volto.

129.Volge a Cillenio in questo tempo i preghi
Ciprigna bella, e con que’ dolci vezzi
a cui voglia non è che non si pieghi,
anzi marmo non è che non si spezzi,
chiede che ’l modo al bell’Adon dispieghi
di dar regola al gioco, e moto ai pezzi.
E quei fra mille Amor’, che stanno attenti,
ammaestrando il va con questi accenti:

130.— Pugnasi a corpo a corpo, e fuor di stuolo,
quasi in steccato, ogni guerrier procede.
S’un bianco esce di schiera, ecco ch’a volo
da la contraria uscir l’altro si vede.
Ma con legge però, che piú d’un solo
mover non possa in una volta il piede.
E van tutti ad un fine: in stretto loco
con la prigion del Re chiudere il gioco.