Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/297

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131.E perch’egli piú tosto a terra vada,
tutti col ferro in man s’aprono i passi.
Chi di qua, chi di lá sgombra la strada,
pian pian men folta la campagna fassi.
A l’uccisor, s’avien ch’alcun ne cada,
del caduto aversario il loco dassi.
Ma campato il periglio (eccetto al fante)
lice indietro a ciascun ritrar le piante.

132.Del marciar, del pugnar nel bel conflitto
pari in tutti non è l’arte e la norma.
-Varca una cella sol sempre per dritto
contro il nemico la pedestre torma;
se non che quando alcun ne vien trafitto
si feriscon per lato, e cangian forma;
e ponno nel tentar del primo assalto
passar duo gradi, e raddoppiare il salto.

133.Può da tergo e da fronte andar la Torre,
porta a destra ed a manca il grave incarco,
ma sempre per diametro trascorre
né sa mai per canton torcere il varco.
Sol per sentiero obliquo il corso sciorre
è dato a quel c’ha le saette e l’arco.
Fiancheggiando si move, e mentre scocca,
l’un e l’altro confin del campo tocca.

134.11 Cavallo leggier per dritta lista
come gli altri, l’arringo unqua non fende,
ma la lizza attraversa, e fiero in vista
curvo in giro e lunato il salto stende,
e sempre nel saltar due case acquista,
quel colore abbandona, e questo prende.
Ma la Donna reai vie piú superba
ne’ suoi liberi error legge non serba.