Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/299

Da Wikisource.


139.Viensi a giornata, a moversi è primiero
il bianco stuol che Citherea conduce.
Ella sospesa alquanto in su ’l pensiero
il pedon de la Donna in campo adduce.
Quel s’avanza duo gradi, e non men fiero
un gliene mette a fronte il negro Duce.
Sconfransi ambo nel mezo, e destro e scaltro
studia l’un con vantaggio opprimer l’altro.

140.Quinci e quindi a favor di questo e quello
d’armati innanzi un numero si spinge.
Scherza tuttavia Marte, e l’un drappello
con l’altro ancor non si confonde o stringe.
Ma de’ duo fanti in singoiar duello
giá nel candido il bruno il ferro tinge.
Gli usurpa il loco, ahi misero, né vede
il nemico vicin che ’ntanto il fiede.

141.Cade sovra ’l caduto. Il Rege oscuro
va dal mezo a l’estremo e muta sito,
dove tra i fidi suoi tratto in securo
inespugnabilmente è custodito.
Ed ecco allor con aspro incontro e duro
e con rapide rote a guerra uscito
l’un e l’altro destrier del manco corno
empie di strage la pianura intorno.

142.Ma mentre che la figlia alma di Giove
a la turba pedestre è tutta intenta,
Mercurio inteso a piú sagaci prove
furtivi aguati insidioso tenta.
Il sinistro corsier tra i fanti move,
che sfrenato per tutto erra e s’aventa,
s’incurva e gira, e con sottile inganno
procura al Re malcauto occulto danno.