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Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/300

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143.Eccolo giunto, ove minaccia insieme
l’ultimo eccidio a la suprema reggia
ed al destro canton de l’ali estreme,
dov’un de’ propugnacoli torreggia.
La bella Dea d’Adon sospira e geme,
ché non sa dove pria soccorrer deggia.
Campar non può in un punto e quello e questo,
pur la vita del Re prepone al resto.

144.Tira il Rege in disparte, ed indifeso
l’Elefante meschino è spinto a terra,
ma ’l fiero corridor ch’ai pian l’ha steso
non pertanto impunito esce di guerra.
Tenta il rischio fuggir, ma gli è conteso
da la gente da piè, che ’ntorno il serra.
Ucciso intanto da la Vergin forte
termina il viver suo con bella morte.

145.Qual Tauro, s’egli avien che perdut’abbia
pugnando un corno, inferocisce e mugge,
e ’nsanguinando la minuta sabbia
l’armi incontra col petto, e non le fugge;
tal con minor consiglio e maggior rabbia
per si notabil perdita si strugge,
brama di vendicarsi, e l’armi ultrici
irrita Citherea contro i nemici.

146.Volontaria a sbaraglio espone i suoi,
né cura che piú d’un n’esca di vita,
pur che dato le sia di veder poi
col proprio mal l’altrui ruina unita.
L’arguto messo de’ celesti Eroi
con miglior senno i suoi disegni aita;
prevede i colpi, e con ragion matura,
de la preda superbo, il tutto cura.