Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/360

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127.Segue Timbrio di Smirna, in fra i primieri
Garzon lodato, e d’ogni onor ben degno,
a molcir l’aure in su i teatri alteri
con la cetra bicorne unico ingegno.
Altri non sia di lui che meglio speri
i registri toccar del curvo legno.
Tempra al musico suon versi canori,
e sciogliendo gli accenti, annoda i cori.

128.In virtú di sua voce ei si dá vanto,
celeste Cigno, angelica Sirena,
trar da le selci intenerite il pianto,
mitigar de l’Inferno ogni aspra pena.
La melodia di quel mirabil canto
le fere arresta, anzi le sfere affrena.
Pongon le dolci corde ai fiumi il morso,
dánno le dolci note ai monti il corso.

129.A l’arguto stromento, al vago volto,
a la zazzera istessa ei sembra Apollo.
Né tutto errante il crin, né tutto accolto,
quinci pende a la fronte, e quindi al collo.
Quel che dopo l’orecchie iva disciolto,
sparse allor egli ad arte, e dilatollo.
De l’altro il terso e sottilissim’auro
tenero implica un ramoscel di lauro.

130.E del color de le medesme foglie
s’affibbia intorno un’assettata cotta,
la qual nel mezo in spesse crespe accoglie,
tutta in fodera d’or trinciata e rotta.
E tutti i trinci de le belle spoglie
congiunti son per man leggiadra e dotta
con branchigli di smalto, ed auree stampe,
che figuran di Grifi artigli e zampe.