Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/361

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131.11 globo interior de la pupilla
ne’ suoi lumi vivaci è tutto negro,
ma nel piú largo circolo sfavilla
dolce color d’un fíordilino allegro.
Esce de’ raggi lor luce tranquilla
da sanar ogni cor languido ed egro.
Fuga ogni nebbia, ed ogni lume adombra,
e rende oscuro il Sole, e chiara l’ombra.

132.Dal curvo de le ciglia arco supremo
tra guancia e guancia un bel profil si stende,
a poco a poco assottigliato e scemo
da linea si gentil che non offende;
alto alquanto al principio, e ’nvèr l’estremo
tanto s’aguzza piú, quanto piú scende;
de la cui base il termine piú basso
in due conche divide egual compasso.

133.E la contesa de le due vicine,
emule di beltá, gote diparte,
limitando a la porpora il confine
che colorisce questa e quella parte.
Rose sí vive e fresche e purpurine
in quel viso amoroso Amor ha sparte,
che non so se la guancia ha piú fiorita
la bella Dea da le rosate dita.

134.Cotanto in lui di maestá riluce
mentre drizza le piante al bel trofeo,
che se da lor la nobiltá traluce,
non mostra in alcun atto esser plebeo,
anzi ne’ gesti suoi l’antica luce
chiara scorger si può del sangue Acheo;
ma sí fatti splendori in parte imbruna
oscuro stato, e povera fortuna.