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LA SEPOLTURA

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7.Venere poi che su la fredda spoglia
sparse lung’ora invan lagrime e note,
deh qual sentí nel cor novella doglia
al raggirar de le notturne rote,
quando tornata a la deserta soglia
ne le camere entrò vedove e vote?
e ’l bel Palagio pien d’orror funesto
vide senza il suo Sol solingo e mesto?

. Quella magion, che dal divino Artista
fabricata fu giá con tanta cura,
le sembra, ahi quanto infausta a la sua vista,
desolata spelonca, e tana oscura.
Sí la memoria del piacer l’attrista
ch’odia l’oggetto de l’amate mura,
e ’l Ciel de l’Idol caro, or che n’è priva,
quasi Inferno noioso aborre e schiva.

9.Come Pastor, che tardi il piè ritragge
verso l’ovile a passi corti e lenti,
e trovalo da fere aspre e selvagge
tutto spogliato, o da predaci genti,
per le selve vicine e per le piagge
chiama e richiama i suoi perduti armenti,
e da le solitudini profonde
nulla (fuor che la valle) altro risponde:

10.o come Vacca, a cui di sen rapito
abbia il picciol vitel dente inumano,
o col maglio crudel rotto e ferito
a piè del sacro aitar rigida mano,
di doloroso e querulo muggito
rimbombar fa dintorno il monte e ’l piano:
ultima al prato con dimesse corna
esce di mandra, ed ultima ritorna: